Nel Lazio vincono l’Acqua Pubblica e la Partecipazione. Adesso tocca alla Calabria
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- Pubblicato: Mercoledì, 19 Marzo 2014 10:05
Comunicato stampa
Lunedì 17 marzo è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio la proposta di Legge di iniziativa popolare per la gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, promossa dal Coordinamento Acqua Pubblica laziale.
Questo grande evento di democrazia partecipata rappresenta una pietra miliare per tutti i movimenti che si battono per riaffermare che l’Acqua è un Bene Comune e che le logiche di mercato devono stare fuori dalla sua gestione. Del resto dopo la grandissima affermazione referendaria del giugno 2011 si era capito molto bene che i grandi interessi delle multinazionali, e non solo, che ruotano intorno al Nostro Bene Comune avrebbero cercato in tutti i modi di sminuire quella vittoria.
Interessi enormi per i quali, ed è incredibile, sono scese in campo anche autorità istituzionali, ovvero chi dovrebbe difendere la democrazia in questo Paese.
La strategia dei movimenti che in Italia sono schierati a difesa del Bene Comune Acqua è stata allora lungimirante; bisognava ritornare sui territori, parlare con i legittimi proprietari del Nostro bene più prezioso e tessere una nuovo percorso democratico con la presentazione di leggi regionali di iniziativa popolare.
Dal Trentino alla Liguria, dall’Abruzzo alla Calabria sono state predisposte proposte di legge per la ripubblicizzazione del servizio idrico che, dopo una raccolta enorme di firme presso i Cittadini, sono state presentate ai vari Consigli regionali.
La Regione Lazio ha tagliato per prima il traguardo della ripubblicizzazione del servizio idrico. Noi speriamo che sia la prima di una lunga serie.
Gli acquedotti della nostra regione, a dispetto della vittoria referendaria e delle inchieste della Magistratura (il caso Alaco e l’operazione Ceralacca 2 su tutte), continuano ad essere gestiti da una società di diritto privato, la Sorical.
Il nostro desiderio, e quello della maggioranza assoluta dei calabresi che così si sono espressi nel 2011, è di assicurare a tutti il Bene Comune e non di piegare la gestione dei nostri acquedotti a logiche di mercato, di profitto e, come visto, di altri interessi che con l’Acqua non ha nulla a che spartire.
Per questi motivi il Coordinamento “Bruno Arcuri” ribadisce con forza che l’unica maniera per sottrarre l’Acqua ai tanti interessi di mercato e criminalità è quello di approvare al più presto anche in Calabria la Legge regionale di iniziativa popolare, sottoscritta da oltre 11mila calabresi ed attualmente ferma in IV Commissione.
Non è possibile accettare ulteriori ritardi, perché solo la costituzione di un’azienda speciale di diritto pubblico potrà salvaguardare tutti i calabresi che allora diventeranno veramente i “soci” di maggioranza assoluta del loro Bene Comune, l’Acqua.
Perché si scrive Acqua ma si legge Democrazia!
Terre di Calabria, 18 marzo 2014
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”