Il modello fondato sulla privatizzazione della gestione delle risorse idriche ha fallito e non poteva essere altrimenti, dato che l’acqua è un monopolio naturale che, già di per sé, non può rispondere alle logiche di mercato. Inoltre, il riscaldamento globale e l’aumento dei consumi stanno portando ad una crisi idrica globale (Rapporto mondiale delle Nazioni Unite) che non può essere affrontata con le logiche del profitto in quanto la domanda di risorsa eccede di molto la naturale disponibilità.
Venerdì 16 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato, tra gli altri provvedimenti, anche il decreto legislativo di riordino dei servizi pubblici locali, discendente dalla legge delega sulla concorrenza approvata all’inizio dello scorso mese di agosto.
Da più parti continua ad essere ricordato che oggi è stata deliberata soltanto la trasformazione della natura societaria di Rivieracqua, un provvedimento che apre al socio privato come già delineato nella Conferenza dei Sindaci del novembre 2019.
Entro il 10 di agosto ogni Consiglio comunale dell’Ambito Territoriale Ottimale imperiese deve esprimersi sulla delibera che prevede la trasformazione statutaria di Rivieracqua Scpa in Rivieracqua Spa, un’operazione propedeutica all’ingresso del socio privato. La strada per privatizzare Rivieracqua sembra ormai tracciata definitivamente, in barba alla volontà di 27 milioni di elettori che avevano scelto di non far fare profitti sull’acqua, in barba alla volontà dei 67 Sindaci della Provincia di Imperia che nel 2012 avevano stabilito l’affidamento del servizio idrico ad una società interamente pubblica ed infine in barba ad una petizione popolare che ha raccolto in poche ore già più di 1000 adesioni (per firmare l’appello: https://chng.it/bWF5npmBMn).
Se non vivessimo un momento così cruciale e delicato per il futuro della gestione di un bene comune essenziale alla vita, ce ne sarebbe da ridere!