Forum Italiano dei Movimenti per L'Acqua

Il Forum dei Movimenti per l'Acqua e il Comitato Cremonese scrivono al Min. degli Interni A. Cancellieri

CremonaAl Ministro dell'Interno
Annamaria Cancellieri

Gentile Ministro,
il 12 e 13 Giugno 2011, dopo molti anni, i referendum hanno di nuovo raggiunto il quorum e sono tornati ad essere lo strumento di democrazia diretta che la Costituzione garantisce. La maggioranza assoluta delle italiane e degli italiani ha votato Sì ai due referendum per l'acqua bene comune: oltre il 95% dei votanti si è espresso in favore della fuoriuscita dell'acqua da una logica di mercato e di profitto.

Il combinato disposto dei due quesiti referendari consegna un quadro normativo che rende necessaria la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato. Infatti, così come sancito nella sentenza della Corte Costituzionale di ammissibilità del I° quesito (sentenza n.24/2011), l'abrogazione del c.d. Decreto Ronchi (art. 23 bis L.133/08 e successive modifiche) rimanda direttamente alla disciplina comunitaria in ordine alla gestione dei servizi pubblici locali, la quale prevede anche la gestione tramite enti di diritto pubblico; mentre l'abrogazione della parte del comma 1 dell'art. 154 (D.lgs152/2006) relativa all'adeguata remunerazione del capitale investito elimina la possibilità per il gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa. Anche in questo caso la Corte Costituzionale (sentenza n. 26/2011) ha decretato che la nuova tariffa è immediatamente applicabile e deve prevedere esclusivamente la copertura dei costi a partire dalla data pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica 18 Luglio 2011, n. 116.

Appare dunque molto grave l'atto compiuto dal precedente governo il 13 agosto u.s. con il licenziamento del decreto sulla c.d. "Manovrabis" (decreto legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito in legge 14settembre 2011, n. 148, pubblicata nella G.U. 16 settembre 2011, n.216), poiché non solo continua a non procedere nella direzione indicata dal mandato popolare ma addirittura arriva, attraverso l'art. 4 del suddetto provvedimento, a riproporre la sostanza delle norme abrogate, ossia la privatizzazione dei servizi pubblici locali, pur escludendo il servizio idrico. Altrettanto grave è che tale tendenza sia confermata e rafforzata dall'art. 9 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Legge di stabilità 2012) approvata in via definitiva dal Parlamento il 12 novembre 2011 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale 14 novembre 2011, n. 265.

Inoltre, come Le sarà noto, l'art. 25 del c.d. decreto "Cresci Italia" (decreto legge 24 Gennaio 2012, n. 1) sancisce che a decorrere dall'anno 2013, le aziende speciali e le istituzioni saranno assoggettate al patto di stabilità interno. Siamo convinti che questo provvedimento avrà conseguenze negative sul finanziamento dei servizi pubblici essenziali, incluso il servizio idrico integrato, di fatto restringendo la possibilità di gestione tramite enti didiritto pubblico, scelta resa possibile dalla vittoria referendaria.

Su questo quadro complessivo si innestano poi comportamenti di istituzioni locali di particolare gravità ed è per questo che come Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua riteniamo giusto sottoporre alla Sua attenzione quanto sta avvenendo in Provincia di Cremona.

Il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese, aderente al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, ritiene che l'autorità d'ambito esercitata dalla Provincia di Cremona, dall'Ufficio d'Ambito e dalla Conferenza dei Comuni stia operando con modalità poco rispettose delle normali regole democratiche e stia ponendo inessere una serie di azioni nel tentativo di azzerare il voto referendario, riproponendo l'idea di una gestione dell'acqua e dei servizi pubblici locali secondo logiche di mercato.

Se le istituzioni stesse sono le prime ad agire pervicacemente con il fine di non ottemperare alla volontà popolare per salvaguardare un proprio tornaconto politico locale si mette a rischio un bene superiore e maggiore. Se si convince cioè il cittadino che la sua azione politica, faticosamente costruita ed espressa tramite le modalità che le leggi e la Costituzione in primis gli mettono in mano, è un'azione vana, non solo si svilisce il principale strumento di partecipazione (il referendum) ma soprattutto si fa un danno irreparabile alla società e allo Stato; e questo è particolarmente irresponsabile in considerazione dei tempi che abbiamo di fronte. Per converso, l'inutile militarizzazione di un momento assembleare fondamentale, specie su tematiche così rilevanti per le comunità, tende ad ingenerare nei rappresentanti delle istituzioni (per primi i sindaci) la visione di una cittadinanza organizzata nemica e superficialmente contrappositiva.

Spinto da queste riflessioni, il citato Comitato cremonese ha deciso nei giorni scorsi di rivolgersi al Prefetto della città per segnalare i fatti accaduti negli ultimi mesi in provincia di Cremona consegnandogli una lettera-appello che ora il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ritiene giusto porre alla Sua attenzione. Il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese lo scorso 22 marzo – Giornata Mondiale dell'Acqua – è stato ricevuto dal Prefetto di Cremona: in quella occasione i referenti del Comitato hanno potuto illustrare lo spirito e i contenuti della lettera-appello, ricevendo grande attenzione da parte dell'autorità.

Il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese e tutto il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua Le chiedono di vigilare ed esprimere un giudizio su quelle vicende e se possibile adottare atti concreti affinché siano salvaguardati i principi fondamentali dell anostra democrazia e affinché la volontà popolare così chiaramente indicata il 12 e 13 Giugno sia rispettata con l'attuazione di provvedimenti in linea con i principi ispiratori dei referendum; quegli stessi principi che sono contenuti nel testo della legge d'iniziativa popolare che il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqu aha depositato in Parlamento nel 2007 con il sostegno di oltre 400.000 firme; quegli stessi principi sanciti dall'Art. 43 della Costituzione Italiana.

Siamo certi dell'attenzione con cui vorrà considerare la presente richiesta e in attesa di un Suo riscontro cogliamo l'occasione per porgerLe i nostri più cordiali saluti.

Roma, 28 Marzo 2011.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

 

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COMITATO ACQUA PUBBLICA DEL TERRITORIO CREMONESE


Cremona, 22 marzo 2012

Signor Prefetto, signor Ministro dell'Interno,

Vi scriviamo come referenti del Comitato Acqua Pubblica della Provincia di Cremona per segnalare una situazione che si trascina ormai da vari mesi e va di mano in mano in anellando provvedimenti, atti e comportamenti che sempre più mettono a rischio il rapporto tra cittadini edistituzioni, squalificano i ruoli di rappresentanza ricoperti dalle persone elette a rappresentare i cittadini e in ultima analisi vanno a erodere e minare alle fondamenta la tenuta stessa delle istituzioni democratiche. Ci riferiamo a quanto sta avvenendo in provincia di Cremona relativamente alla situazione del servizio idrico integrato. In questa lettera-appello che vi consegniamo oggi ci limitiamo ad elencare avvenimenti ed atti, limitando all'essenziale i commenti, poiché riteniamo che i fatti stessi riescano, nel loro complesso forse più che nella singola rilevanza di ognuno, a dare il senso della preoccupazione e della invivibilità di cui tanti cittadini ci chiedono di farci interpreti presso le massime istituzioni dello Stato, sollecitando da queste un giudizio e un parere e se possibile l'adozione di atti concreti.

- 1 marzo 2010, assemblea dei sindaci dell'ATO cremonese: l'Amministrazione Provinciale e il CDA dell'Autorità d'Ambito Ottimale presentano ai sindaci del territorio cremonese una proposta di privatizzazione parziale del servizio idrico. Si propone di costituire una società "mista", 60% pubblico e 40% privato, dove il socio privato è selezionato tramite gara ad evidenza pubblica. I sindaci non approvano la proposta infatti i voti favorevoli ottenuti non sono sufficienti per l'approvazione della proposta;

- 27 dicembre 2010: il Consiglio Regionale della Lombardia, nonostante la forte opposizione esercitata dai comitati acqua pubblica di tutta la regione e dalle forze politiche di minoranza presenti in consiglio regionale, vara la nuova legge regionale sul servizio idrico (l.r.n.21/2010) che recepisce il decreto Calderoli (abolizione delle AATO) e il decreto Ronchi (art. 23 bis e sue modifiche per la cui cancellazione tramite referendum sono state nel frattempo raccolte un milione e 500.000 firme). L'Amministrazione Provinciale di Cremona dal I gennaio 2011 diventa, conseguentemente all'entrata in vigore della citata legge regionale, l'ente titolare del servizio idrico. Il 21 marzo 2011 il consiglio provinciale istituisce l'Ufficio d'Ambito, azienda speciale tramite la quale la Provincia esercita la titolarità sul servizio idrico per effetto della già citata l.r.n.21/2010;

- 10 maggio2011: il consiglio provinciale (deliberazione 69/2011) a maggioranza accorda all'Ufficio d'Ambito il compito di aggiornare e modificare il piano d'ambito e predisporre gli atti per l'affidamento del servizio idrico in osservanza delle scadenze previste dalla nuova legge regionale;

- Referendum del 12e 13 giugno 2011: la sentenza di ammissibilità dei quesiti referendari emessa dalla Corte Costituzionale (n. 26/2011) chiarisce innanzitutto che il raggiungimento del quorum e la vittoria dei SI' non provocheranno un vuoto legislativo né in materia di servizi pubblici a rilevanza economica né in materia di servizio idrico integrato (diversamente i quesiti non sarebbero stati ammissibili); la vittoria dei SI' per il primo quesito indicherebbe una precisa volontà del Popolo Italiano a considerare di nuovo pienamente valide e applicabili le forme gestionali totalmente pubbliche per i servizi pubblici d'interesse economico che l'art.23 bis e sue modifiche avevano reso residuali e difficilmente applicabili. La vittoria dei SI' per il secondo quesito comporterebbe l'eliminazione dalla tariffa idrica della parte relativa alla remunerazione del capitale investito, eliminazione immediatamente eseguibile e applicabile da parte dei gestori dei servizi idrici senza alcun bisogno di ulteriori interventi legislativi. Il combinato dei due quesiti referendari avrebbe l'effetto di imprimere una forte spinta verso la ripubblicizzazione di tutti i servizi pubblici e in particolare del servizio idrico che, non assicurando più il profitto garantito al gestore, si porrebbe chiaramente al di fuori delle logiche e delle regole del mercato.

Anche in provincia di Cremona come nel resto della Lombardia e dell'Italia i referendum celebrati il 12 e il 13 giugno 2011 sono caratterizzati da una fortissima partecipazione popolare e da una schiacciante vittoria dei SI';

- Consulenze inopportune, parziali e superficiali: l'Ufficio d'Ambito di Cremona, così come l'Amministrazione Provinciale e il suo presidente, si appoggiano costantemente alla consulenza espletata dall'avv. Luca Guffanti, socio dello studio Sciumè Zaccheo & Associati di Milano. Si rileva innanzi tutto l'inopportunità di affidarsi a tale studio, stanti possibili conflitti di interesse: Alberto Sciumè, socio fondatore dello studio legale, è anche presidente di Stradivaria spa, la società che costruirà l'autostrada Cremona-Mantova mentre l'avv. Luca Guffanti difende l'Amministrazione Provinciale contro uno dei sindaci del territorio in una vertenza legale contro il progetto e la realizzazione della Cremona-Mantova (notizia apparsa sulla stampa locale diversesettimane fa). In altre parole l'avv. Guffanti difendendo l'Amministrazione Provinciale finisce per difendere il progetto dicostruzione della Cremona-Mantova, Stradivaria spa e il suo presidente, quindi gli interessi dello studio legale a cui è associato. Si ricordi infine che lo Studio Sciumè ed Associati rappresenta e difende in sede legale la filiale italiana del grupp oGDF Suez, una delle più importanti multinazionali che nel mondo gestiscono servizi idrici. Forse non è un caso che una delle società chiamate nel settembre 2011 in audizione da due commissioni congiunte del Consiglio Provinciale per un approfondimento sulle diverse tipologie di gestione dei servizi idrici è stata proprio la società che gestisce il servizio idrico dell'ATO di Arezzo, Nuove Acque spa, società mista pubblico-privata dove capofila della cordata che costituisce il socio privato è la multinazionale Suez;

- L'avv. Guffanti predispone in applicazione dell'incarico ottenuto dall'Ufficio d'Ambito uno studio preparatorio al Piano d'Ambito di cui redige anche un documento di sintesi, di sole quattro paginette, pesantemente incompleto e superficiale. Questo infatti omette totalmente di prendere in considerazione la possibilità di gestione del SII tramite aziende di diritto pubblico; omissione mantenuta anche nel capitolo relativo al modello gestionale nella versione completa del Piano d'Ambito in seguito approvato dall'Ufficio d'Ambito. Ricordiamo che la soluzione dell'ente di diritto pubblico, ammessa dalla Comunità Europea, è compresa anche nel parere legale curato dall'ANCI, scritto il 14 giugno 2011. La soluzione del gestore misto pubblico-privato viene invece posta in grande enfasi nello studio dell'avv. Guffanti e ivi si sostiene essere la tipologia di gestione più adeguata alla situazione societaria già presente sul territorio cremonese. La presentazione ai sindaci di questo studio preparatorio incompleto e tendenzioso avviene il primo settembre 2011 durate la Conferenza dei comuni;

- 1 settembre 2011, Conferenza dei Comuni: l'Ufficio d'Ambito impone una tabella di marcia a tappe forzate per portare i sindaci a decidere sul modello gestionale e sulla tariffa in sole due settimane: il I settembre i sindaci sanno già di doversi riconvocare a metà settembre per dare il proprio parere vincolante sul piano d'ambito definitivo, che regolerà la gestione del servizio idrico provinciale per venti anni. I sindaci fanno domande, sono perplessi e scontenti della presentazione, esigono approfondimenti che non arrivano in modo soddisfacente: infine chiedono e ottengono il rinvio dell'assemblea di metà settembre ritenuta prematura. I maggiori dubbi dei sindaci insistono sulla mancata applicazione degli esiti referendari (il modello gestionale presentato come più adeguato prevede la privatizzazione; la tariffa contiene ancora la remunerazione del capitale investito), sulla superficialità ed incompletezza della presentazione dello studio preparatorio del piano d'ambito, sulla mole enorme del piano degli investimenti, sul raddoppio della tariffa nel giro di pochi anni. Lo stesso assessore Bordi (rappresentante del comune di Cremona e membro del CDA dell'Ufficio d'Ambito), interpretando la volontà della stragrande maggioranza dei sindaci di ogni orientamento politico presenti in sala, propone una moratoria di sei mesi per i necessari approfondimenti tecnici e un successivo periodo di altri sei mesi per prendere la decisione definitiva;

- 10 novembre 2011: il CDA dell'Ufficio d'Ambito mette a punto ed approva il nuovo piano d'ambito con 4 voti a favore (anche il comune di Cremona tramite il suo rappresentante assessore Bordi vota il piano d'ambito nonostante la richiesta di moratoria presentata dallo stesso Bordi alla conferenza dei comuni del I settembre) e un astenuto (il sindaco di Romanengo, Cavalli). Il nuovo piano è modulato su vent'anni di affidamento ed è in assoluta e pesante continuità con la proposta di privatizzazione nella stessa esatta formulazione di quella già presentata fin dall'Assemblea dei Sindaci del I marzo 2010 (quando era vigente l'art. 23 bis: società unica provinciale mista con 60% di quota pubblica e 40% di quota al socio privato scelto tramite gara), inoltre conferma la presenza in tariffa della remunerazione del capitale investito abrogata dal secondo quesito referendario. L'esito referendario e le richieste dei sindaci già palesate alla conferenza dei comuni del primo settembre sono totalmente disattesi;

- 15 novembre 2011, Conferenza dei Comuni: il nuovo piano d'ambito approvato dal CDA dell'Ufficio d'Ambito il10 novembre è presentato ai sindaci, sempre con faziosità e argomenti di parte sulle possibili soluzioni gestionali, senza porsi il problema di ricalibrare la pesantissima mole di investimenti previsti, nonostante i dubbi espressi in sala da alcuni sindaci. Nel nuovo piano d'ambito si riafferma esplicitamente la presenza della remunerazione del capitale investito all'interno del calcolo della tariffa (pur essendo stata abrogata dal secondo quesit referendario). Le obiezioni sollevate dai sindaci in merito a questo aspetto sono respinte con la risibile motivazione che si tratti di una parte trascurabile della tariffa stessa (dott. Bratta per la BP Consulting) e affermando che è necessario attendere una nuova normativa di calcolo della tariffa (avv. Luca Guffanti), cosa invece esplicitamente esclusa dalla sentenza della Corte Costituzionale. Anche questa volta i sindaci sono forzati a un iter scandalosamente breve: hanno solo una settimana per esaminare il nuovo piano d'ambito ed esprimere il parere vincolante. Nella stessa seduta inizia l'opera di boicottaggio nei confronti dei cittadini, in quanto il presidente della Conferenza dei Comuni, sindaco Leni, annuncia che la successiva seduta (già convocata per il 22 novembre) si svolgerà "a porte chiuse", per la prima volta senza la presenza di pubblico. Si tratta di un grave e inaccettabile stravolgimento delle regole della partecipazione democratica e dello stesso regolamento della conferenza;

- 18 novembre 2011: il Comitato Acqua Pubblica della Provincia di Cremona presenta richiesta all'Ufficio d'Ambito di ritiro del piano contenente elementi illegittimi in quanto contrari all'esito referendario, richiesta a cui non è mai stata data una risposta da parte dell'ente;

- 22 novembre 2011, Conferenza dei Comuni: il Comitato Acqua Pubblica della Provincia di Cremona si presenta ai cancelli della sede dell'AVISin cui si tiene la Conferenza dei Comuni; il cancello è già chiuso da almeno un'ora ed è protetto da militari in assetto antisommossa; il presidio del comitato (autorizzato dalla Questura) vede una grande partecipazione popolare di circa 300 cittadini. Dopo una discussione la Conferenza dei Comuni propone di far entrare una rappresentanza di cittadini, ma non riconosce il diritto di ogni cittadino di poter assistere ai lavori dell'assemblea, pur nel rispetto ovviamente dei limiti di capienza della sala. I cittadini considerano inaccettabile il tentativo di mediazione e nessuno di loro entra. Dalla lettura del verbale della Conferenza risulteranno invece presenti in sala anche altre persone ammesse come uditori (senza diritto di parola) e perfino un giornalista. Dopo una discussione di circa tre ore i sindaci confermano la loro indisponibilità a votare la privatizzazione e il piano d'ambito così come formulato: si vota invece all'unanimità il rinvio della votazione sine die, su richiesta del vicesindaco di Soresina (comune azionista al 100% delle proprie società di erogazione dei servizi pubblici);

- 12 dicembre 2011: riguardo alla violazione del diritto dei cittadini ad assistere ai lavori della Conferenza dei Comuni il Comitato Acqua Pubblica presenta una lettera/esposto al Prefetto di Cremona e al Ministero dell'Ambiente: ad oggi non sono pervenute risposte;

- 12 dicembre 2011, Conferenza dei comuni: il Comitato Acqua Pubblica organizza un altro presidio autorizzato fuori dai cancelli della Fiera (in una delle sale interne si svolge la conferenza). La contrattazione con le forze dell'ordine per poter accedere all'assemblea è lunghissima e difficile; alla fine il Comitato vede riconosciuto il proprio diritto ad assistere all'assemblea ma, essendo poco capiente la sala, i cittadini entrano solo con piccole rappresentanze dai diversi comuni del territorio della provincia. I sindaci presenti alla Conferenza sono 103 su 115; 102 sindaci (uno solo si astiene) votano la richiesta al CDA dell'Ufficio d'Ambito di revocare il piano d'ambito con l'accordo di potersi di nuovo legittimamente riconvocare in tempo utile (entro il 16 dicembre) per il voto definitivo qualora il piano non venisse ritirato dal CDA. Il patto è accettato da tutti;

- 14 dicembre 2011: il Comitato Acqua Pubblica organizza l'ennesimo presidio (autorizzato dalla Questura) di fronte alla sede dell'Ufficio d'Ambito in concomitanza della riunione del CDA. L'esito è sconcertante: il piano non è revocato. La richiesta di revoca votata da 102 sindaci è respinta con 3 voti sfavorevoli, 1 astenuto (Bordi) e 1 voto favorevole (Cavalli); a questo punto la Conferenza dei comuni è costretta a riunirsi di nuovo nell'ultima data utile per esprimere il parere vincolante cioè il 16 dicembre, come concordato;

- 15 dicembre 2011: per tutta la giornata si verificano diversi tentativi per far mancare il numero legale alla Conferenza dei Comuni del giorno seguente: se l'assemblea del 16 non raggiungerà il numero legale il piano d'ambito non otterrà nell'ultimo giorno disponibile il parere vincolante della Conferenza dei Comuni e quindi potrà passare con la formula del silenzio-assenso continuando così il suo iter autorizzativo in Regione. Con una lettera congiunta alla stampa i sindaci dei due comuni più grandi della provincia (Cremona e Crema) annunciano che il giorno seguente non parteciperanno alla conferenza nonostante l'accordo stretto con gli altri colleghi all'assemblea del 12; voci insistenti parlano di un fortissimo pressing da parte dell'Amministrazione Provinciale sui sindaci di centro-destra per far mancare il numero legale alla conferenza del 16 dicembre;

- 16 dicembre 2011: Il Comitato e i cittadini sostengono e sollecitano i sindaci a partecipare alla conferenza e a bocciare il piano d'ambito animando un corteo (autorizzato dalla Questura) che si snoda da porta Venezia alla Fiera, dove si svolge la Conferenza dei Comuni. Al termine del rumorosissimo ed affollato corteo i partecipanti si fermano al presidio presso i cancelli della Fiera accogliendo e contando con trepidazione i sindaci che nel frattempo arrivano alla spicciolata: il numero legale perché l'assemblea possa svolgersi è raggiunto esuperato. Il presidente Leni non vuole però far votare i sindaci in quanto non rappresentano più della metà della popolazione. E' spesso al telefono, forse per ricevere "consigli" utili sul dafarsi. Fuori dai cancelli intanto si protrae un'altra trattativa estenuante dei cittadini con le forze dell'ordine per poter assistere ai lavori. Finalmente tutti hanno accesso alla sala, come dovrebbe sempre essere.

Il presidente Leni, per evitare che la Conferenza si esprima ufficialmente tramite voto, decide di scioglierla e esce dalla sala velocemente: l'assemblea, si ricorda, è legittimamente convocata e sono presenti 61 sindaci compreso il presidente (quindi è valida). I sindaci, tra lo stupore e l'indignazione per quel comportamento irresponsabile del loro collega, nominano il sindaco più anziano presente a presidente ad interim della conferenza. La votazione sul piano d'ambito si tiene: 60 sindaci su 60 votano NO al piano d'ambito. Tra i 60 ci sono sindaci di centro-sinistra, di liste civiche, di centro e di centro-destra. Tutti i presenti bocciano il piano d'ambito.

L'assemblea, sempre all'unanimità, vota le dimissioni di Leni "presidente fuggitivo" e la sfiducia di tutto il CDA dell'Ufficio d'Ambito che non ha tenuto conto del voto dei 102 sindaci non revocando il piano come richiesto quattro giorni prima. Scoppia l'applauso liberatorio dei cittadini all'uscita dei 60 sindaci.

Durante entrambe le votazioni i cittadini, su richiesta dei sindaci presenti, accettanodi uscire dalla sala per evitare ogni possibile successiva contestazione formale, benché ritengano che tale prassi derivi da una interpretazione errata del regolamento.

Si sottolinea che l'Ufficio d'Ambito ha sempre scelto sale dalla capienza insufficiente ad accogliere altri che non fossero i 115 sindaci, in modo da impedire di fatto l'accesso alla cittadinanza, andando a ledere volontariamente in tal modo i diritti fondamentali di informazione e partecipazione.

Dopo la Conferenza dei Comuni del 16 dicembre è annunciata anche sui giornali locali lad isponibilità da parte di alcuni sindaci e alcuni esponenti politici a ricorrere al TAR per le varie irregolarità succedutesi nei mesi precedenti;

- 21 dicembre 2011: il Consiglio Provinciale approva all'unanimità un odg presentato dalla Lega Nord (forza della maggioranza di centro-destra) che nella premessa dichiara esplicitamente di essere favorevole ad una gestione totalmente pubblica del servizio idrico;

- 22 dicembre 2011: la Giunta Provinciale delibera un parere che ribalta quanto deliberato dal Consiglio Provinciale il giorno prima sostenendo le scelte e il piano d'ambito approvati dall'Ufficio d'Ambito, scelte come già ribadito contenenti aspetti illegittimi;

- 27 dicembre 2011: il CDA dell'Ufficio d'Ambito approva la tariffa idrica per il 2012 contenente ancora la illegittima remunerazione del capitale investito;

- 30 dicembre 2011: finalmente il Comitato Acqua Pubblica riesce ad incontrare il sindaco di Cremona in seguito a richiesta urgente presentata al protocollo il I dicembre, dopo diverse richieste rimase inevase e presentate nel corso di due anni circa; il sindaco Perri dichiara l'indisponibilità del Comune di Cremona a votare il piano d'ambito proposto;

- 16 gennaio 2012: si svolge il primo incontro tra il presidente dell'Amministrazione Provinciale Salini, il presidente (sfiduciato) dell'Ufficio d'Ambito, il presidente (destituito) della Conferenza dei Comuni e i presidenti delle aziende che oggi gestiscono il servizio idrico nel territorio provinciale per un progetto di unificazione delle società non ben specificato e senza un preciso mandato da parte dei sindaci-soci alle rispettive aziende. Divergenti saranno sulla stampa i comunicati dell'Amministrazione Provinciale e delle aziende il giorno successivo all'incontro. Del comunicato stampa redatto dal Comitato Acqua Pubblica sull'incontro invece non c'è traccia sulla stampa locale;

- 17 gennaio 2012: le minoranze presenti in consiglio provinciale predispongono un odg che richiede il ritiro della delibera di Giunta del 22 dicembre che contraddice quella del Consiglio Provinciale. Momentaneamente l'odg viene sospeso e poi presentato nel successivo Consiglio provinciale del 31 gennaio;

- 31 gennaio 2012 il Consiglio Provinciale respinge l'odg delle minoranze;

- 6 febbraio 2012: i presidenti delle aziende che gestiscono il servizio idrico in provincia sottoscrivono una dichiarazione programmatica relativa al processo di unificazione dei loro vari rami gestionali; la presentazione avviene alla presenza del presidente dell'Amministrazione Provinciale, del presidente dell'Ufficio d'Ambito, del presidente della Conferenza dei Comuni. I sindaci soci verranno convocati solo successivamente secondo una tabella di marcia contenuta nella dichiarazione stessa;

- 20 febbraio 2012: si tiene l'assemblea dei soci di Padania Acque spa (108 comuni) per discutere il protocollo sottoscritto dai presidenti delle aziende il 6 febbraio e per metterlo ai voti. Diverse sono le voci dei sindaci-soci discordanti rispetto al documento, soprattutto si critica il metodo che ha tenuto all'oscuro i sindaci, che li ha esclusi dal percorso di unificazione e che li vede esclusi anche in futuro rispetto agli assetti delle aziende.

Si ribadisce che la sede opportuna per ogni decisione è la Conferenza dei Comuni dove i sindaci sono sindaci e non soci. I sindaci in veste di soci diPadania Acque spa prendono atto del protocollo ma non lo approvano, rifiutando di metterlo ai voti. All'esterno della sala il ComitatoAcqua Pubblica tiene l'ennesimo presidio a garanzia della partecipazione democratica; a due esponenti del Comitato è permesso di assistere all'assemblea (atto non dovuto essendo un'assemblea di soci); la generosa proposta viene accettata dal Comitato. Nei giorni precedenti il Comitato ha divulgato una propria riflessione critica rispetto al documento di unificazione, sottolineando come quest'ultimo non rispetti le prerogative proprie dell'Ufficio d'Ambito e della Conferenza dei Comuni;

- 26 febbraio 2012: il Comitato Acqua Pubblica chiede all'Ufficio d'Ambito e all'Amministrazione provinciale di applicare immediatamente l'esito del secondo quesito referendario, richiesta contenente anche in allegato la nota scritta pochi giorni prima dal Ministro dell'Ambiente Corrado Clini all'Authority e alle Regioni per l'applicazione della sentenza della Corte Costituzione n. 26/2011 relativamente al secondo quesito referendario (cancellazione dalla tariffa idrica della remunerazione del capitale investito). Ad oggi nessuna risposta è arrivata.

Siamo a disposizione per qualunque approfondimento, chiarimento e contatto.


per il Comitato Acqua Pubblica del territorio cremonese

giampiero carotti
francesca berardi
diego antonioli

Comitato Acqua Pubblica del territorio cremonese: referendumacqua@fastpiu.it

Sito: www.acquabenecomunecremona.org


Referenti provinciali del comitato:

- Francesca Berardi - Cremona, v.Berenzi 9, cell. 338 / 7491876, e-mailfrancescaberardi68@gmail.com

- Diego Antonioli - Cremona, v.Bertesi 2, cell. 328 / 2725290 e-maildiego.anto@libero.it

- Giampiero Carotti - Soresina, vicolo Rosa 21, tel. 0374 / 341362(segreteria tel.), e-mail giacarot@tin.it



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Acqua Pubblica del territorio cremonese

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