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A Pisa si pagano le bollette dell’acqua più care d’Italia

caro bolletteA Pisa si pagano le bollette dell’acqua più care d’Italia. A rivelarlo l’ultima indagine nazionale del Creef di Federconsumatori. Una famiglia con 3 persone e un consumo di 150 metri cubi ha speso, nel 2015, quasi 442 euro mentre la spesa media nazionale si attesta a 276 euro annui.

 

di Tommaso Fabiani, da PisaToday (5/01/16)

A Pisa si pagano le bollette dell’acqua più care d’Italia. Nella città della Torre e in tutta l’area gestita da Acque spa una famiglia con 3 persone e un consumo di 150 metri cubi ha infatti speso, nel 2015, quasi 442 euro: 2,95 euro al metro cubo. Un vero e proprio salasso se si considera che la spesa media nazionale si attesta a 276 euro annui, per un costo medio di 1,84 euro al metro cubo. E’ quanto emerge dall’ultima indagine nazionale del Creef di Federconsumatori che ha raccolto i dati relativi alle articolazioni tariffarie di tutte e 113 le città capoluogo di provincia italiane.

CITTA’ TOSCANE, LE PIU’ CARE. A primeggiare in questa speciale classifica i capoluoghi di provincia toscani. Dopo Pisa (442 euro) si classificano infatti seconde, ‘a pari merito’, Siena e Grosseto, entrambe con una spesa annua di 436 euro. Completano le prime dieci posizioni Frosinone (432), Enna (419), Pesaro e Urbino (418), Firenze (402), Prato e Pistoia (401) e Carrara (396). Tra le altre toscane tariffe alte anche per Livorno (393) e Arezzo (392). Più basse, ma comunque al di sopra della media nazionale, quelle di Massa (312) e Lucca (281). Le città meno care d’Italia sono invece Milano (106 euro), Campobasso (120) e Catania (137).

CONFRONTO CON GLI ANNI PRECEDENTI. Anche nel 2014 la provincia di Pisa risultava la più cara d’Italia. Se confrontiamo la spesa della stessa tipologia di utenza (consumo di 150 mc/annui composto da 3 persone) i pisani, nel 2014, spendevano infatti 415 euro, seguiti ancora una volta da Siena e Grosseto (409). Nel 2015 i cittadini pisani hanno quindi pagato 27 euro in più rispetto all’anno precedente, con un aumento percentuale di quasi il 7%, mentre l’aumento medio italiano è stato del 6,4% (circa 16 euro).

A livello nazionale, se allarghiamo il confronto al 2011 (anno in cui la regolazione della tariffa è passata alla Aeegsi a seguito del dopo referendum) la spesa annua tipo è passata dai 217 euro del 2011 agli attuali 276 euro con un aumento del 22%. Per il 2016 si prevedono aumenti analoghi a seguito della delibera approvata il 29 dicembre scorso per il periodo di regolazione 2016-2019 sulle tariffe dell’acqua con il metodo tariffario idrico 2 che ricalca quello del precedente periodo 2014/15.

COME SI CALCOLA LA BOLLETTA. Al totale della spesa concorrono 5 diverse componenti: la quota fissa (in molti casi unica per l’intero servizio idrico, in altri invece suddivisa in acquedotto e fognatura), il costo del servizio acquedottistico (diverse tariffe applicate secondo fasce doi consumo), il costo del servizio di fognatura, il costo del servizio di depurazione e l’Iva (pari al 10% dell’ imponibile). A livello nazionale,mediamente, la quota fissa rappresenta il 9% della bolletta per un costo medio di 24 euro; il costo del servizio acquedotto rappresenta mediamente il 42% del totale (costo medio di 108 euro); il costo del servizio di fognatura è mediamente pari al 13% del totale per un importo medio di 32 euro e la depurazione è mediamente pari al 28% del totale per un importo medio di 72 euro. Si applica poi l’Iva al 10% pari a 24 euro.

PERDITE E INVESTIMENTI. Il rapporto di Federconsumatori sottolinea infine un altro importante aspetto. “A livello nazionale – si legge nel dossier – sono circa 5 miliardi i metri cubi di acqua distribuita e fatturata nel servizio idrico italiano per le famiglie ed imprese italiane, senza tener conto che un 37% ulteriore nonostante sia stata immessa in rete si perde nella rete colabrodo. In questi ultimi due anni stiamo registrando una ripresa degli investimenti importanti per ridurre le perdite e rendere più efficiente il servizio idrico ma guarda caso con risorse ricavate dagli aumenti in bollette in particolare dalle utenze domestiche, dove contribuiscono per i 2/3 nella quota investimenti. Una situazione inaccettabile che bisogna invertire radicalmente”.

volantino Acqua pubblica2018