Forum Italiano dei Movimenti per L'Acqua

Campania, firma contro la privatizzazione dell'acqua

caldoro

Regione Campania: da una legge a favore delle lobby a una legge al servizio dei cittadini

Chiediamo alla Regione Campania di modificare il disegno di legge a favore della privatizzazione dell'acqua in Campania, nel rispetto dei referendum del 2011.

Per questo è stata promossa una petizione popolare.

Ai sensi dell’art. 16 dello Statuto della Regione Campania i sottoscritti e i Comitati per l’acqua pubblica chiedono di costituire congiuntamente una Commissione d’Inchiesta Partecipata sul Diritto all’Acqua, per indagare: sul mancato rispetto in Campania dei referendum del giugno 2011; sui disastri e gli sprechi delle privatizzazioni; sugli aumenti tariffari indiscriminati; sulle ecomafie dell’acqua. Della Commissione dovranno far parte rappresentanti delle Istituzioni e dei Comitati cittadini in difesa dell’acqua. Si chiede, altresì, l’approvazione della legge regionale che, in applicazione delle disposizioni statutarie, consenta di attuare i referendum.


Coordinamento campano per la gestione pubblica dell’acqua


 

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INVITO A CONFERENZA STAMPA 25 luglio 2013 ore 12.00 NAPOLI Piazza Cavour, c/o Mani Tese


COMUNICATO STAMPA

 

Legge regionale: va bocciata la proposta Caldoro a favore della privatizzazione dell’acqua i Comitati propongono rispetto per i referendum del 2011 .

Nasce il Progetto Acqua Pubblica - lo Studio di Fattibilità sara’ nelle mani della Giunta la questione da risolvere: come trasformare una legge al servizio delle lobby in una legge a favore dei cittadini la parola agli Esperti, che trovano una soluzione in  quattro mosse

 

 All’avvio la prima petizione popolare per l’acqua pubblica

La richiesta al Presidente: una Commissione d’Inchiesta Partecipata sul Diritto all’Acqua

 

Appello al Sindaco di Napoli: fate presto!  urge la “messa in sicurezza di ABC

 

La Giunta della Regione Campania ha approvato la proposta di legge sull’acqua, per il riordino degli ATO e per l’affidamento delle gestioni… ai privati.

Per i comitati: “Se questa norma passasse in Consiglio, diventerebbe uno strumento per armare le multinazionali dell’acqua contro i cittadini. Chiediamo il ritiro della delibera di Giunta”.

Le privatizzazioni in Campania hanno provocato disastri: la Corte dei Conti ha messo sotto inchiesta le attività dell’ex ARIN SpA, la Regione condona 70 milioni di euro di debiti alla GORI SpA (ci guadagnano l’italiana ACEA SpA e la francese SUEZ SpA) e li sottrae ai servizi essenziali per i cittadini. Nonostante i costi caricati in bolletta, nell’Italia privatizzata le reti idriche perdono il 65% di acqua e 6 depuratori su 10 in Campania sono fuorilegge.

I Comitati richiamano le Istituzioni al loro dovere: “Devono invertire la tendenza. E’ criminale premiare e finanziare i disastri delle multinazionali. Stanno impoverendo e provocando sofferenze alle famiglie. Nella sola Napoli vi sono 44 mense per i bisognosi; cresce in maniera catastrofica il numero  di cittadini finiti sotto le macerie della crisi.”

Il Coordinamento per l’Acqua Pubblica si è incontrato d’urgenza a Napoli, per discutere una soluzione da proporre alla Regione Campania. Nasce il Progetto Acqua Pubblica, uno studio di fattibilità per trasformare una legge di privatizzazione in una norma a tutela dei diritti dei cittadini. Il testo giuridico individua quattro criticità e le risolve con alcuni semplici accorgimenti.

1) Gestione e controllo pubblico dell’acqua. Il testo della Regione impedisce la gestione pubblica imponendo un modello di organizzazione valido solo per le multinazionali. Arriva a invertire i rapporti e programmare il controllo delle società private sulla pubblica amministrazione. L’acqua è un diritto, non una merce, bisogna introdurre il modello di gestione pubblica e ripristinare l’ordine democratico nei rapporti tra governo e governati.

2) Minimo vitale garantito. L’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa in 50 litri a giorno la misura d’acqua necessaria per la sopravvivenza dell’uomo. La Regione deve riconoscere il diritto ai 50 litri pro capite.

3) La partecipazione dei cittadini alle scelte. Le Convenzioni internazionali prevedono le forme di partecipazione dei cittadini alle decisioni. La proposta regionale non prevede nessuna possibilità. Basta introdurla.

4) Rispetto dell’ambiente. La proposta regionale enuncia il principio di tutela dell’ambiente e poi lo vìola. Bisogna puntare a ridurre lo spreco di acqua potabile nell’industria e in agricoltura.  La norma punta invece il dito sui cittadini e li perseguita con le sanzioni economiche, per fare cassa.

Al via la petizione popolare: ai sensi dell’art. 16 della Statuto della Regione Campania i Comitati per l’acqua pubblica chiedono una Commissione d’Inchiesta Partecipata sul Diritto all’Acqua, per indagare: sul mancato rispetto dei referendum in Campania; sui disastri e gli sprechi delle privatizzazioni; sugli aumenti tariffari indiscriminati; sulle ecomafie dell’acqua. Della Commissione dovranno far parte rappresentanti delle Istituzioni e dei Comitati cittadini in difesa dell’acqua.

Appello al Sindaco di Napoli: “ E’ un terremoto politico. Fate presto! Lavorate senza sosta alla “messa in sicurezza” dell’ABC. Non c’è più tempo, Napoli è sotto attacco”.

 

NAPOLI 23/07/2013
Coordinamento campano per la gestione pubblica dell’acqua


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Rassegna stampa:

Scarica l'articolo pubblicato su Il Manifesto del 26/07/2013

 

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