Forum Italiano dei Movimenti per L'Acqua

Sala Consilina - La democrazia transennata

Strano consiglio comunale quello svoltosi lo scorso 2 dicembre a Sala Consilina, allorquando si è deliberato il passaggio della gestione del servizio idrico integrato dall’ente pubblico ad una spa, il Consac. Nel mese di novembre ad un incontro organizzato dall’amministrazione comunale, peraltro poco partecipato, si era preannunciata una decisione in tale direzione e dopo le rimostranze dei presenti il sindaco Ferrari davanti ai convenuti aveva promesso incontri, assemblee cittadine, momenti di partecipazione democratica sull’argomento in questione. Gli stessi propositi erano stati finanche declarati in un’intervista concessa ad una giornalista di un’emittente radiofonica locale, trasmessa il giorno successivo al consiglio comunale. Nulla di tutto ciò è avvenuto e con questi impegni disattesi si è pervenuti all’assise del 2 dicembre, portata a conoscenza dell’intera cittadinanza da una serie di iniziative, predisposte in primis dal comitato promotore Acqua Bene Comune e successivamente dalla minoranza consiliare. Nel corso dell’assemblea comunale, però, si è immediatamente reso evidente e palese un gap di democrazia, tant’è che le interruzioni degli interventi del sindaco e dei rappresentanti dell’opposizione da parte del pubblico sono state copiose e frequenti. Tutto ciò ha costituito indubbiamente un elemento di novità inaspettata e imprevista, di fronte alla quale si è reagito con una cospicua dose di improvvisazione. Consiglieri comunali che entravano ed uscivano dalle stanze per consultare le fonti normative richiamate al di là delle transenne di ferro che delimitavano concretamente lo spazio decisionale. Assessori che, con le carte in mano stampate in fretta e furia, porgevano al segretario comunale o al sindaco le ricerche di modo che si potesse dare risposta alle questioni poste dal pubblico presente. Lo schema di convenzione, elemento necessario ed obbligatorio da allegare al fascicolo da consegnare ai componenti dell’intero consesso civico, rilasciato a mano solo dopo due ore di richieste insistenti fatte dall’opposizione consiliare. Il rappresentante legale del Codacons del Vallo di Diano, a cui inizialmente era stato negato dal presidente del consiglio comunale “il diritto di tribuna”, cioè la facoltà di svolgere un intervento che evidenziasse gli aspetti negativi della Carta di servizi del Consac, legittimato ad interloquire dal sindaco solo dopo le ripetute sollecitazioni da parte dei presenti oltre le transenne. Un suo appello ragionato e circostanziato, svolto in maniera pacata ma sofferta, guardando fisso negli occhi i consiglieri di maggioranza seduti di fronte a lui. I reiterati inviti inoltrati al sindaco ed alla sua compagine da parte dei capigruppo della minoranza, perché si addivenisse ad una pausa di riflessione sul trasferimento della gestione pubblica dell’acqua ad una società per azioni, pausa che, scevra da condizionamenti preconcetti, fosse indirizzata verso il coinvolgimento della comunità salese nella relativa decisione.
Il sindaco ha imposto il suo no alle richieste approntategli accoratamente e, sicuro della forza numerica della sua maggioranza consiliare, ha deciso delle sorti dell’acqua pubblica a Sala Consilina. Chi era contrario a tale risoluzione ha abbandonato il palazzo comunale deciso e determinato nelle scelte che dovrà compiere per salvaguardare il futuro di tale bene a favore di tutti i cittadini salesi. Chi, invece, è stato favorevole alla cessione del servizio idrico integrato ha avuto un differente atteggiamento: occhi abbassati, mea culpa susseguenti, espressioni timorose erano l’esatto contrario di quella pronta determinazione nell’alzare le braccia per dire sì al nuovo padrone dell’acqua pubblica salese. Forti nel chiuso di un’aula consiliare, deboli appena scesi i pochi gradini della casa comunale, forse, perché presi dalla preoccupazione di poter essere domani fermati dalla gente assetata di notizie e delucidazioni sull’argomento.
I cittadini presenti al civico consesso sono rimasti a parlare ancora per molto tempo sotto il palazzo di città, per concordare le prossime mosse da mettere in campo, quasi a voler occupare fisicamente uno spazio pubblico di discussione che non gli era stato consentito preventivamente.
Sicuramente, durante il consiglio comunale hanno gridato, sbraitato, urlato le loro ragioni con rabbia, ma hanno sì sceso quelle scale a testa alta, l’unico atteggiamento che potrà consentirgli di avvicinare le persone e coinvolgerle in un’operazione collettiva di riscatto per una democrazia così pesantemente calpestata e vilipesa. Quelle transenne di ferro presenti nell’aula consiliare hanno impedito materialmente alla comunità salese di far valere la forza delle sue ragioni, mentre progetti ed interessi di parte hanno imposto la propria forza a tutta la città. Il tempo ma, soprattutto, la democrazia vissuta e partecipata dirà chi sarà il vero vincitore di questa contesa, da cui dipendono le sorti ed il futuro dell’acqua pubblica salese, per noi e particolarmente per i nostri figli.


Maddalena Robustelli

(Articolo pubblicato il 13 Dicembre su Quasimezzogiorno)

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