Forum Italiano dei Movimenti per L'Acqua

Il Pd di Pavia chiede al Segretario Bersani di ripensarci

Il partito democratico di Pavia nell’assemblea cittadina del 22.4.2010 ha votato per l’adesione alla raccolta di firme per il referendum a favore della gestione pubblica dell’acqua, aderirà attivamente con i 5 circoli della città, i militanti e i consiglieri comunali alla raccolta della firme.

Sottolineiamo che non è un voto contro il libero mercato. Attraverso la concorrenza, regole chiare e forti agenzie di authority il libero mercato tutela il cittadino e lo pone nelle possibilità di scegliere prodotti diversi mettendo in atto un circolo virtuoso che spinge imprese grosse, medie e piccole a sposare il merito e l’innovazione e a diventare competitive non solo in Italia ma anche all’estero, creando benessere e ricchezza.

In presenza di concorrenza, regole precise e forti autorità di controllo. Questa è una battaglia che il partito democratico deve fare sua a tutti i livelli. Soprattutto in Italia dove concorrenza, regole precise e forti agenzie di authority quasi non esistono. Non a caso sull’anomalia del capitalismo italiano definito da Guido Rossi “opaco” si sono scritti vari e bellissimi trattati.

Per tradizione in Italia prevalgono oligo-monopoli, troppe regole confuse che equivalgono a nessuna regola e agenzie di authority che hanno ben pochi poteri reali di azione per svolgere al meglio il loro ruolo.

Nello specifico caso della gestione dell’acqua entriamo in un campo particolare di “privatizzazioni”: quello dei monopoli di fatto. Dove il privato o la società per azioni vengono messi in una posizione di vantaggio per l’assenza naturale di concorrenza. Da qui la necessaria creazione prima della privatizzazione di autorevoli e forti agenzie di autorithy non certo dopo.

Aggiungiamo poi che l’acqua è considerata dall’OSM un presidio sanitario ad indicare che non ci troviamo di fronte a una qualsiasi merce o a una strada ma ad un bene comune, essenziale ed insostituibile per la vita.

L’azione parlamentare di confronto su un tema di tale importanza e complessità è stato bruscamente interrotto dal governo Berlusconi-Bossi a seguito dell’approvazione in senato dello specifico decreto legge (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni) il 23 marzo 2010 con un voto di fiducia. Il PD a livello nazionale ha cercato, prima di questo atto di prevaricazione, di partecipare attivamente ad un processo legislativo per fare in modo che l’acqua rimanesse un bene pubblico e gestito dal territorio.

La legge prevede entro il dicembre 2011 l’obbligo per gli enti locali di indire una gara per soggetti privati o misti pubblico privato.

Tale rigida imposizione non tiene conto delle diverse forme ed organizzazione già esistenti su tutto il territorio nazionale con esempi di gestione pubblica, privata e mista. Impone tempi troppo stretti per dare la possibilità ai soggetti pubblici, spesso di piccole dimensioni, di potersi attrezzare per competere con società private di dimensioni e forza economico finanziaria molto maggiori. Viste le forze in campo il risultato potrebbe essere il passaggio di tutta la gestione ad un controllo privato. Questo, come già sottolineato, in assenza di concorrenza, di regole e di adeguate agenzie di autorithy di controllo mettendo il privato nella posizione di non tenere conto delle necessità delle comunità dove opera a favore del solo profitto del privato. Profitto legittimo in un quadro di regole chiare e controlli anche sanzionativi forti.

Il partito democratico nazionale avvierà un percorso di partecipazione e di condivisone nei singoli territori per definire una proposta di legge sulla gestione dell’acqua. Strada che si presenta assai complessa e di durata non precisata a fronte di un termine preciso (dicembre 2011) imposto dalla legge del governo. Inoltre il referendum e la legge di iniziativa popolare non confliggono ma anzi si rafforzano a vicenda.

La attiva partecipazione alla raccolta di firme ci consente da subito il confronto e l’apertura con tutte le associazioni, i movimenti e i partiti che si schierano, spesso in maniera ideologica, per l’acqua pubblica. Ci consente di rendere la nostra posizione già chiara a tutte le forze che lottano contro una forzata privatizzazione dell’acqua. Consente di sensibilizzare da subito i cittadini su un tema di interesse vitale che tocca tutti. Creando reti tra cittadini e forze anche al dì fuori del PD con cui poi ragionare della nostra iniziativa articolata ancora da costruire. Consente di andare dalla semplicità di un si oppure un no, gradualmente a spiegare anche i risvolti spesso complessi del problema con uno spirito di apertura che deve essere la vera arma del PD.

Invitiamo il segretario nazionale Pier Luigi Bersani e la direzione nazionale a passare da un atteggiamento di semplice simpatia nei confronti di cittadini, associazioni, movimenti e forze politiche che raccolgono le firme per il referendum ed una azione decisa di apertura, confronto e dialogo sul campo attraverso la raccolta delle firme con una adesione ufficiale al referendum in favore dell’acqua pubblica.

Rivolgiamo lo stesso invito ai livelli regionali, provinciali e locali di tutta Italia, per rafforzare il ruolo di un PD protagonista e vicino ai cittadini, alle associazioni, ai movimenti, in un ottica di dialogo e confronto costruttivo che ponga le basi del successo della fase successiva, cioè dell’elaborazione della legge che regolamenti la gestione dell’acqua che potrebbe trovare non solo il PD a sostenerla ma molti più cittadini, associazioni e movimenti che in questo modo si avvicinano ad un partito aperto e dialogante, un partito moderno.

Antonio Ricci
segretario cittadino del PD Pavia

volantino Acqua pubblica2018