Forum Italiano dei Movimenti per L'Acqua

A Cremona nuova sconfitta per i privatizzatori

presidio_cremonaLa Conferenza dei Comuni appartenenti alla Provincia di Cremona si è riunita ieri 13 dicembre, su esplicita richiesta di un folto gruppo di sindaci pro-acqua pubblica, su un unico punto all'ordine del giorno, la discussione in merito alle scelte gestionali relative al servizio idrico integrato. Da subito i "privatizzatori", schierati con il presidente della Provincia Salini, hanno tentato l'ennesimo agguato cercando di forzare un voto (non previsto dall'odg) a sostegno dell'affidamento del SII ad una società a capitale misto. La Conferenza dei comuni ha rifiutato di pronunciarsi a favore dell'ingresso del privato nel servizio idrico di Cremona e a favore di un piano d'ambito che evidentemente a Cremona non riesce a raccogliere neppure un voto positivo.

 

Di seguito la cronaca della riunione:

Cremona, 13 dicembre 2012

Sonora batosta questa sera per tutti i privatizzatori di Cremona e provincia, in primis per il grande assente (ma se Dio ha dato all'uomo il dono della voce il diavolo ha inventato i cellulari) presidente Salini. Questo pomeriggio al salone Fiera si è consumata l'ennesima e sempre più squallida imboscata nei confronti dell'acqua di tutti. La Conferenza dei Comuni appartenenti alla Provincia di Cremona si è riunita, su esplicita richiesta (presentata molte settimane or sono) di un folto gruppo di sindaci pro-acqua pubblica, su un unico punto all'ordine del giorno, la discussione in merito alle scelte gestionali relative al servizio idrico integrato. Al primo intervento in assoluto il sindaco di Spino d'Adda ha scandalosamente tentato di mettere ai voti un atto di indirizzo politico che schierasse i sindaci cremonesi sulla soluzione mista (dunque sulla privatizzazione del servizio), benché l'ordine del giorno redatto dai suoi avversari prevedesse a chiare lettere una discussione di approfondimento e non un momento deliberativo. Ancor più scandalosamente, interpretando come sempre perfettamente il proprio ruolo di esecutore di ordini, il presidente dell'assemblea sindaco Leni non ha eccepito alcunché, evitando di far rilevare con forza (come sarebbe stato suo dovere) la difformità della proposta dall'ordine del giorno.

Scaravaggi, direttore dell'Ufficio d'Ambito, ha quindi introdotto brevemente lo spettro delle scelte che i sindaci cremonesi hanno di fronte, tentando di rappresentare un quadro normativo entro il quale la soluzione in-house, sulla quale sempre più sindaci e forze politiche stanno convergendo (a Cremona come nel resto della Lombardia e d'Italia), sia inapplicabile sulla neonata azienda unica provinciale. Da quel momento è stata una lunga serie di decisi e convinti interventi di sindaci che hanno ribadito la necessità invece di orientarsi verso una soluzione totalmente pubblica del servizio, argomentando ed articolando bene le risposte, fornendo molti spunti alla discussione, evidenziando problematiche e criticità ma anche prospettando soluzioni di vario tipo. A questo tentativo encomiabile di affrontare nel merito i molteplici e complicati aspetti della attuale situazione Leni, Bordi, Denti e Scaravaggi (più un paio di sindaci pro-privato piuttosto incapaci di argomentare seriamente) hanno opposto un atteggiamento di totale e irragionevole chiusura, pretendendo di arrivare in un modo o nell'altro a quello che era evidentemente il vero scopo che si erano prefissi, vale a dire portare l'assemblea a un voto che vedesse prevalere i sì al modello misto (o almeno che vedesse i no, se prevalenti, non superare il quorum qualificato necessario a prendere decisioni di questo livello). L'intento chiaramente era quello di "tamponare" sul fronte sindaci l'emorragia di consenso che il modello misto ha ormai incamerato in consiglio provinciale e che potrebbe trovare una certificazione ufficiale nella prossima sessione del 18 dicembre. Per Salini sarebbe stato evidentemente importante "compensare" un eventuale prossimo voto negativo in consiglio provinciale con un voto positivo (o non negativo) nella Conferenza dei sindaci, cosa che tra parentesi avrebbe anche potuto costituire un elemento ulteriore di pressione sulla Lega Nord, che il 18 dicembre è intenzionata a proporre in consiglio provinciale una mozione pro-acqua pubblica e che oggi ha dribblato la riunione: erano assenti infatti oggi pomeriggio i sindaci di area leghista, che hanno giustificato la loro assenza in modo netto con un comunicato stampa in cui si "scopriva" in pratica il giochetto di Salini & Co. e si ribadiva che il confronto non va spostato dalla sede ormai prefissata, appunto quella di consiglio provinciale. Non ho letto il comunicato stampa, quindi prendete queste mie ultime parole con beneficio d'inventario. L'assenza dei sindaci della Lega tra parentesi, come è stato fatto rilevare in aula, rendeva ancora più scandaloso il tentativo di portare il consesso a una votazione, in quanto un'eventuale votazione si sarebbe svolta nella dichiarata assenza di soggetti che avevano deciso di non presentarsi in base alla lettura di un ordine del giorno che non prevedeva votazioni (a parte l'approvazione dell'ultimo verbale) ma solo una discussione.

Per farla breve, questa defezione importante nelle fila dei privatizzatori accompagnata dalla gragnuola di interventi dei sindaci pro-pubblico, decisi a mantenere da una parte il punto sulla vera natura della assemblea di oggi (non deliberativa) e sulla necessità di orientarsi verso una soluzione pubblica esaminando finalmente le soluzioni pubbliche a disposizione, hanno messo in seria difficoltà Leni & Co. che pure hanno tentato disperatamente (e stupidamente, ma è chiaro che avevano delle istruzioni da eseguire) di ottenere dalla assemblea un sì. Leni a un certo punto è arrivato addirittura, pur di riuscire a giustificare una ingiustificabile posizione, a proporre di votare se si voleva votare, suscitando ilarità diffusa nella sala.

Fulmineo quanto accorato (e coraggiosamente d'attacco!) l'intervento del sindaco Persico che ha dichiarato solennemente che non avrebbe mai accettato di votare e trasformarsi in un burattino nelle mani di chi la decisione l'ha già presa, la vuole imporre a tutti gli altri e ora che è in difficoltà vuole farsi scudo dei colleghi; ha poi rincarato la dose affermando solennemente che la posizione politica del comune che lui amministra è chiarissimamente rappresentata, oltre che dai voti già espressi, dal ricorso che ha presentato contro la deliberazione AATO incriminata. Questo intervento trascinante ha dato realmente la stura ai sindaci pro-pubblico, che a quel punto si sono riversati al microfono in serie continua.

A quello di Persico hanno fatto seguito ottimi interventi dell'ex-presidente Torchio (che ha abbozzato un approfondimento di alcuni aspetti relativi al finanziamento del servizio ed ha azzardato ragionevoli considerazioni relative al quadro politico d'insieme), dei sindaci Silla, Bazzani, Cavalli, Bonaldi, Viola e forse altri che ora (chiedo scusa) non mi vengono in mente. Del sindaco Venturelli l'intervento più chiaro e convincente, a mio avviso, tra quelli ascoltati, in quanto ha ricostruito perfettamente la perfida strategia che ha cercato di incastrare i sindaci in un angolo durante gli ultimi mesi; Venturelli ha poi presentato una controproposta di voto su una mozione che impegnasse l'Ufficio d'Ambito alla immediata modifica dell'azienda unica in modo che possa essere direttamente affidataria del servizio.

Inqualificabile la protervia con cui ancora una volta il presidente Denti ha tentato di far passare la teoria secondo la quale il 12 dicembre 2011 i 101 sindaci avessero votato solo un rinvio della seduta e non anche la richiesta di revoca del piano d'ambito presentato: questo atteggiamento di totale disprezzo dell'intelligenza e dell'amor proprio dei sindaci (che per fortuna ricordano perfettamente cosa si votò e non si votò in tale occasione) ha provocato un moto di indignazione nei presenti (portando anche il sindaco Persico, giustamente schifato ed offeso, ad abbandonare l'aula) e pochi secondi dopo Denti è stato splendidamente sbugiardato dal sindaco Bazzani, che da una copia del verbale della seduta del 12 dicembre 2011 che aveva portato con sé ha riletto coram populo la parte deliberativa, ironizzando in modo sublime sulla necessità che non ci si metta anche a giocare con le parole (oltre che evidentemente con l'intelligenza e la correttezza dei colleghi).

Lo squallore dell'assessore Bordi, che ha ripreso la parola confermando e difendendo a spada tratta la scelta fatta dal Comune di Cremona di appoggiare la soluzione mista, ha toccato il fondo quando ha tentato di utilizzare il dramma delle famiglie colpite in questi giorni da distacchi di utenze per dimostrare che l'ingresso del privato è necessario.

Lo stupore e l'indignazione di tutti ha poi raggiunto il massimo nel momento in cui il sindaco Silla ha toccato un nervo scoperto, intuendo dagli interventi di Denti un fatto di una gravità assoluta (e sul quale ha sapientemente chiesto immediata conferma), vale a dire che (se ho capito bene) l'Ufficio d'Ambito non ha neppure acquisito il business plan relativo alla nuova azienda (figuriamoci approfondirlo e discuterlo) e che lo conosce (come ha ammesso candidamente il direttore Scaravaggi) solo tramite una serie di slide di presentazione. Per chi si fosse perso nei passaggi tecnici, spiego che il piano aziendale è uno strumento essenziale per decidere il futuro di una azienda, poiché è quello che "spiega" se e come quella azienda può lavorare, effettuare investimenti eccetera. Questo ha dato la mazzata finale e decisiva ai privatizzatori, perché è stato chiaro che la loro posizione di opposizione alla soluzione pubblica era ed è (come noi abbiamo sempre sostenuto) basata su una scelta ideologica. Cioè, tradotto in rapporti politici reali, sull'obbedienza alle volontà del presidente Salini.

Il presidente Leni nonostante la figura davvero inqualificabile e di assoluta irresponsabilità che lui e i pro-privato hanno fatto per due ore in sala ha tentato lo stesso a fine seduta di far votare l'assemblea se si dovesse votare la proposta del sindaco di Spino e le mani si sono alzate, ma erano tragicamente poche (una quindicina sì e no): ha provato a fare persino il conto dei voti per abitante (tentando di far leva sul peso preponderante di Cremona), ma ormai i sindaci disgustati (anche alcuni di centro-destra) se ne stavano andando, disconoscendo di fatto ogni reale valore al suo (ormai imbarazzante) ruolo di presidente. A quel punto il sindaco di Spino ha ritirato la sua proposta, tentando nel contempo di stigmatizzare il comportamento dei sindaci che li stavano lasciando soli nella loro indisponente arroganza, ma ormai la frittata era fatta. In pratica l'assemblea si è svuotata sulle ali del disgusto.

Totale: l'ennesimo agguato (come sempre squallido, scorretto e vigliacco) di Salini e privatizzatori è miseramente fallito. La Conferenza dei comuni ha rifiutato di pronunciarsi a favore dell'ingresso del privato nel servizio idrico di Cremona e a favore di un piano d'ambito che evidentemente a Cremona non riesce a raccogliere neppure un voto positivo.

 


volantino Acqua pubblica2018