Forum Italiano dei Movimenti per L'Acqua

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Forlì dice NO alla fusione

noallafusionelogoIl 09 Ottobre si è tenuto a Forli' il Consiglio comunale con all'ordine del giorno la fusione Hera-AcegasAps. Il C.C di Forlì e' composto da 40 consiglieri: la maggioranza - 22 consiglieri Pd + 2 consilieri IdV; la minoranza - Pdl con 10 consiglieri, Lega 3 consiglieri, UdC 2 consiglieri, Movimento 5 stelle 1 consigliere. In Consiglio erano presenti 34 consiglieri + il Sindaco (tot. 35). Alle 16 inizia il C.C., tanti cittadini hanno raccolto l'appello del Comitato Acqua Pubblica Forlì ad essere presenti alla seduta (circa 60 persone). E' intervenuto il Sindaco ROBERTO BALZANI (di seguito il suo intervento) e l'Assessore all'Ambiente ALBERTO BELLINI (di seguito il suo intervento). Si sono iscritti a parlare 20 consiglieri (9 del Pdl, 3 della lega, 1 Movimento 5 Stelle, 1 dell' Udc, 5 consiglieri del Pd e 1 dell' Idv). I Consiglieri del Pd nei loro interventi hanno tutti sottolineato che la parte pubblica scenderà sotto il 51%, fino a raggiungere il 46%. La consigliera del Movimenti 5 Stelle ha evidenziato più volte l'operato del Comitato Acqua e l'ottimo documento diffuso dove vengono riportati dati completi ed esatti sull'operato della muliutility (dati riportati integralmente nel suo intervento).
Alle 19.10 vengono fatte le dichiarazioni di Voto da parte dei Capigruppo per poi passare alla votazione. Alle 19.20 i 34 presenti, compreso il Sindaco, votano. 33 consiglieri DICONO NO ALLA FUSIONE HERA-ACEGASAPS, 1 consigliere dell' Udc si astiene.

Tutti i cittadini presenti esultano: LA FUSIONE è RESPINTA. E giustamente come i giornali hanno riportato nell'immediato è un voto all'unanimità.

 

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Sulla fusione Hera-Acegas. INTERVENTO del Sindaco ROBERTO BALZANI
Consiglio comunale di Forlì, 9 ottobre 2012

Consiglieri, cittadini,
prima di lasciare la parola all’Assessore Bellini per una disamina della delibera, vorrei dire poche parole introduttive. Poche, perché la posizione dell’Amministrazione è nota. E’ dall’inizio del mandato che, col sostegno degli elettori che hanno votato una coalizione e un programma molto espliciti in ...

questo senso, Forlì si muove verso una politica ambientale chiara: reti pubbliche, raccolta differenziata spinta, distretto del riciclo e conversione alla green economy nei fatti, intervento deciso sul tema dell’energia, prefigurazione – attraverso un’apposita legge regionale – di strumenti fiscali volti a favorire la transizione verso la società del post-incenerimento. Sapevamo e sappiamo che la nostra impostazione non è solo di una parte; sapevamo e sappiamo che, ovunque in Italia e in Europa, i cittadini, di qualunque colore, si orientano in prevalenza verso tali opinioni.
Com’è logico, dal momento che siamo azionisti di Hera e abbiamo cooperato convintamente al rinnovo di un patto di sindacato che prevedesse, da parte dei soci pubblici, il tentativo di riorientare la politica industriale della nostra grande azienda, ci siamo rivolti alla multiutility per realizzare il nostro programma, consapevoli, come scriveva Keynes, che “non è sufficiente che lo stato delle cose che cerchiamo di promuovere sia migliore dello stato delle cose che lo ha preceduto; dev’essere sufficientemente migliore da compensare i mali della transizione”.
La “transizione”, cioè il passaggio, via via che il porta a porta e l’economia del riciclo decollavano, ad una fase di progressivo abbandono dell’incenerimento, fra l’altro ulteriormente complicato, nel nostro caso, dall’infelice ubicazione urbana degli impianti. “Transizione” significa consapevolezza degli investimenti fatti da ammortizzare, delle tariffe da pagare, ma anche dello sviluppo di una nuova industria e di una chiara scelta sulla raccolta da affermare. Il nostro è un radicalismo temperato: il tutto e subito non ci appartiene culturalmente. Abbiamo usato tutti i mezzi leciti a nostra disposizione: incontri, progetti e controprogetti, conferenze, dati e discussione sui dati, verifiche e anche, infine, l’arena regionale, la più appropriata per dirimere il nodo del “dove andare” collettivamente sull’ambiente.
La nostra sensazione è stata quella di una debolezza strutturale della politica verso le scelte imprenditoriali della multi utility che pure controlla col voto: nonostante le cose scritte nei programmi dei partiti di governo in molta parte della regione, le scelte operative erano e sono ispirate da altre logiche. Quelle della grande impresa capitalistica, ad esempio. Logiche legittime, che mirano a massimizzare i profitti e ad offrire ai soci dividendi assai interessanti. Logiche che mirano all’espansione territoriale, alla ricerca di capitali freschi, e all’obiettivo di assumere – ove possibile – condizioni monopolistiche od oligopolistiche, in modo da determinare da posizioni di forza prezzi, tariffe, costi a carico dei consumatori pubblici e privati. Sotto il profilo del percettore di rendita, e noi come Comune siamo anche percettori di rendita, l’operazione industriale e finanziaria della fusione Hera-Acegas è del tutto razionale e probabilmente positiva e fruttuosa. Nulla da dire, da questo punto di vista. Non ne abbiamo mai fatto mistero.
Il fatto è, però, che noi siamo anche amministrazioni pubbliche. Siamo, cioè, azionisti e il nostro compito è quello di orientare, nei limiti del possibile, le politiche aziendali per portarle là dove vogliono i cittadini – insieme elettori e consumatori – che ci hanno votato. E qui sta il nodo più complicato e difficile da sciogliere: perché il grande disegno nato con Hera – la nascita di un’impresa pubblica capace di migliorare la qualità dei servizi, di contenere le tariffe e soprattutto di essere, per i territori, una sorta di grande “braccio secolare” -, nella prassi, o almeno nella prassi che ho vissuto io in questi anni, si è tradotto in una subalternità permanente ad un management aziendale di prim’ordine, dotato di forza contrattuale e di “saperi” che, ormai, le amministrazioni locali non posseggono più. Questa asimmetria informativa fa sì che le negoziazioni fra territori ed Hera, almeno per i territori “piccoli azionisti” (ma, come noi, “medi clienti”) non siano di carattere generale o d’indirizzo – come dovrebbe accadere – ma si esauriscano sovente nel piccolo cabotaggio delle piccole, eppure importanti cose, come impianti e tariffe e reti: solo che il piccolo cabotaggio delle piccole cose è fattibile e produttivo se, alle spalle, ci sono obiettivi chiari e condivisi da parte degli azionisti pubblici e dell’azienda: se gli obiettivi sono diversi, il cabotaggio diventa un bagno di sangue, i costi schizzano alle stelle, i contributi richiesti alle realtà locali non bastano mai a garantire la “transizione” da un sistema all’altro, che costerà sempre troppo per le nostre tasche. E così dovremmo rimanere dove siamo.
Alla fine, abbiamo dovuto dare ragione a Upton Sinclair, che diceva: “E’ difficile far capire qualcosa a un uomo quando il suo salario dipende dal non capirla”. Ecco perché crediamo che un segnale, un segnale da parte dei cittadini e della politica che li rappresenta, vada dato. Un piccolo segnale, che fra l’altro è senza conseguenze pratiche: il consiglio comunale dà mandato al sindaco di votar contro il progetto di fusione Hera-Acegas nel patto di sindacato dei soci pubblici, il quale delibererà a maggioranza di votare sì alla fusione (con l’obbligo, per tutti i sottoscrittori del patto, di adeguarsi alla decisione. Se no, che patto sarebbe?). Un niente nel grande panorama degli azionisti, pubblici e privati. E neanche un atto demagogico, perché sono io il primo a dire che, sul terreno industriale e societario, il nostro pronunciamento sarà irrilevante.
Sul piano politico, però, no. Noi intendiamo dire, con chiarezza, ai nostri amici soci pubblici che quest’ampliamento della base sociale rafforzerà il capitale, ma renderà ancora più problematici i rapporti fra management e territori emiliano-romagnoli, fra l’altro diluiti nelle percentuali; e che ciò indurrà l’azienda, una grande spa quotata in borsa, a muoversi secondo logiche privatistiche ancora più marcate di quanto oggi non avvenga. Il processo che abbiamo davanti è chiaro: perché demistificarlo? Questo è il nostro scopo. Dare un segnale politico preciso, perché non vi siano più alibi: perché è impensabile che la politica sull’ambiente e sui rifiuti, ovunque - a Napoli, a Roma, a Forlì e in Emilia-Romagna -, non sia il prodotto della riflessione e dell’impegno di chi è eletto a questo scopo, pro tempore, dai cittadini. Il quale dovrà dotarsi di strumenti adeguati per la programmazione e la regolazione (che oggi possiede spesso in misura del tutto insufficiente). E perché si chieda alle forze politiche, a tutte le forze politiche, un atto di chiarezza e di coerenza fra quello che si promette il giorno delle elezioni per ottenere il consenso, quello che si dice nei convegni, e quello che poi materialmente si pratica, nelle sedi in cui le politiche debbono essere individuate ed assunte.
Noi non ci illudiamo: non finirà come ne “Il ruggito del topo”, un celebre film satirico e pacifista con Peter Sellers. Resteremo topi, e buonanotte. Ma topi liberi pensatori e liberi attori, sì. Almeno questo.


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INTERVENTO dell' Assessore all' ambiente ALBERTO BELLINI
Governance pubblica e servizi pubblici locali

La proposta della fusione tra Hera e Acegas è un occasione importante per discutere e verificare il ruolo della governance pubblica dei servizi pubblici locali e delle multi-utility costituite nel recente passato.L'amministrazione comunale assume due ruoli all'interno di Hera: socio e rappresentante dei cittadini, ovvero dei clienti.  Inoltre, i suoi rappresentanti sono regolatori dei servizi, attraverso ATERSIR, svolgendo quindi contemporaneamente il compito di controllori, proprietari e clienti.In qualità di soci consideriamo la fusione positiva dal punto di vista finanziario, in quanto tale operazione consente di acquisire liquidità, attraverso l'intervento di un importante investitore pubblico. L'amministrazione ritiene prevalente il suo ruolo di rappresentante dei cittadini e in tale veste propone un voto contrario alla fusione per tre considerazioni:1) L'amministrazione forlivese ritiene prioritaria un’aggregazione di ambito regionale, ambito dove sono condivise la regolazione, la programmazione e la gestione dei servizi pubblici locali.2) L'aumento di capitale e del numero di soci pubblici, rendono la governance pubblica più debole, e favoriscono logiche di tipo finanziario rispetto a politiche industriali orientate alla sostenibilità e alla qualità del servizio fornito ai cittadini.3) L'amministrazione forlivese aveva proposto un documento di indirizzi al patto di sindacato di Hera, in occasione della sottoscrizione dello stesso patto a novembre 2011. Gli indirizzi proposti vincolavano la presenza di una maggioranza pubblica di Hera a precisi obiettivi: (a) un forte impegno verso gli investimenti per l'innovazione dei servizi e delle reti verso una maggiore sostenibilità; (b) migliori servizi per i cittadini e per le imprese, anche per le fasce più deboli e per i servizi meno remunerativi. Questi obiettivi sono ritenuti prioritari per garantire una prospettiva di lunga durata all'azienda e per rispettare il ruolo dei soci pubblici. L'operazione di fusione e il piano industriale dell'azienda non sono pienamente coerenti con tali indirizzi.
La delibera vuole evidenziare alcuni punti, in forma costruttiva e propositiva. A questo scopo si propongono una serie di interventi da attuare nel territorio comunale. Gli interventi contengono progetti per l'energia, acqua, ambiente e reti, orientati a promuovere la riduzione degli impatti ambientali, a promuovere sviluppo economico per il territorio e migliore efficienza, ovvero ottimizzazione del rapporto tra tariffe e livello dei servizi.Questi progetti sono una parte fondamentale del nostro programma di mandato, e la loro mancata realizzazione, pone un tema sulla azienda Hera, perché si è dimostrata inefficace nelle risposte alle richieste dell’amministrazione.
L’obiettivo della delibera è di aprire, all’interno del patto di sindacato dei soci pubblici, una discussione sulla governance di Hera e sulla normativa sui servizi pubblici locali, che dovrà essere riformata in accordo alla volontà popolare espressa con i referendum 2011.In particolare, vi è un tema che riguarda la governance di settori di natura molto diversa che convivono all’interno dell’azienda. Gas ed energia sono mercati completamente liberalizzati nei quali per competere è necessaria una dimensione superiore a quella attuale. Acqua e rifiuti sono mercati regolati, per i quali è prevalente la natura di servizio pubblico e di legame con i territori e le loro specifiche esigenze locali. Inoltre, la volontà popolare, espressa dai referendum 2011, indica chiaramente la preferenza per una gestione dei servizi senza rilevanza economica, ovvero senza profitti e marginalità per i gestori. La gestione dei servizi senza rilevanza economica richiede importanti riforme, perché è necessario mantenere, anzi incrementare gli investimenti per i servizi e le reti. In particolare, è necessario reperire le risorse necessarie per gli investimenti del servizio idrico integrato e per i rifiuti (tecnologie di raccolta e impianti di recupero) al di fuori della tariffa. La convivenza di questi settori di natura così diversa all’interno di un'unica azienda pone un tema importante, che si ritiene indispensabile sciogliere, prioritariamente rispetto alla scelta di operazioni di natura finanziaria.L'amministrazione comunale ha proposto strumenti basati sulla fiscalità ambientale per reperire le risorse per gli investimenti (si veda la legge di iniziativa popolare sui rifiuti di cui siamo stati i primi firmatari). Inoltre, propone di modificare le regole tariffarie, per consentire ammortamenti più rapidi degli investimenti, e per evitare che i gestori dei servizi siano penalizzati dal punto di vista fiscale.L'attuazione della fiscalità ambientale e la definizione di nuove norme per la gestione dei servizi pubblici locali (idrico e rifiuti) rappresentano una valida alternativa alle fusioni, che sono invece operazioni necessarie solo per la gestione dei servizi energetici.
I servizi pubblici locali toccano profondamente la vita delle nostre comunità, e i cittadini ci chiedono attenzione alla qualità e alla efficienza economica. Riteniamo necessario valutare con attenzione le differenze tra i servizi energetici e i servizi pubblici locali, e di conseguenza stabilire diversi modelli amministrativi e gestionali.Vorremmo aprire una discussione su questi temi all’interno del patto di sindacato dei soci pubblici di Hera.

volantino Acqua pubblica2018